Ersilia Sarrecchia, artista, curatrice e collezionista, nel 2002 da vita al laboratorio d'arte laranarossa dove unisce la pittura al design e trasferisce i suoi soggetti su complementi d'arredo, ceramiche e capi d'abbigliamento.
Dal 2010 al 2016 la sede di Latina, amplia i propri spazi e diventa galleria d'arte dove l'attenzione è rivolta alla promozione di giovani artisti. Nel 2017 durante l'edizione del Festival della Filosofia dedicata alle Arti viene inaugurato a Modena lo spazio espositivo “ranarossa 3.0”.
La Ranarossa 3.0, via Monevecchio 19, 21, Modena centro, presenta a partire dal 16 marzo 2024 la prossima collettiva in programma il cui titolo evoca immediatamente l'idea di luce e di illuminazione, sia fisica che metaforica.
La luce, come tematica principale, viene esplorata nella sua capacità di rendere visibile ciò che altrimenti sarebbe nell’oscurità, la luce rivela la bellezza delle forme e inevitabilmente crea contrasti, illumina oggetti, volti, paesaggi, riflette sull’acqua creando superfici metalliche e cangianti.
E’ la luce che da vita ad ogni nuovo giorno e che scandisce il nostro tempo.
Ispirandosi al potente romanzo di Jonathan Safran Foer, “Ogni cosa è illuminata”, gli artisti sono invitati ad indagare la complessità dell’esperienza umana, la nostra connessione con il passato, con il visibile e con il celato.
Attraverso una varietà di medium, dalla pittura alla scultura, alla fotografia e all’installazione, gli artisti inviteranno il pubblico a riflettere sul concetto di identità in un mondo sempre più interconnesso ma anche molto più individualista.
Nella nostra vita quotidiana, la luce gioca un ruolo cruciale nel renderci consapevoli del mondo intorno a noi, permettendoci di percepire i colori e di apprezzare la bellezza delle cose che ci circondano ma anche di mostrarci le brutture del mondo.
La luce può rappresentare la conoscenza, la consapevolezza e la comprensione, illuminando le nostre menti e portare chiarezza. In questo senso, "Ogni cosa è illuminata" può essere interpretato come un invito a cercare la conoscenza e la verità in ogni ambito della nostra vita, affinché possiamo vedere il mondo con occhi più illuminati e consapevoli.
Gli artisti esploreranno come la luce influenza la percezione delleforme e dello spazio, dalle loro opere potranno trapelare emozioni che offriranno la possibilità di immedesimarci indagando la complessità di tutto ciò che può essere illuminato, dalle nostre storie personali a quelle dell’intero creato.
in esposizione fino al 6 aprile 2024 in via Montevecchio 19, 21, Modena centro.
L’esposizione vede nell’allestimento floreale la collaborazione di FLORE – movimenti floreali, via Tassoni, 69
Gli artisti
Milva Bacchelli artista carpigiana espone un dipinto astratto in dialogo con due opere in appoggio in ceramica. Lauraballa artista nata in Svizzera, vive e lavora a Prato, espone una composizione di opere a parete composta da dipinti, acquerelli, piccole sculture in rame che dialogano con due sculture polimateriche su piedistallo. Cristina Davoli artista di Reggio Emilia espone un dipinto ad olio dal titolo”Il sole di Firenze” dove appare un volto femminile invaso dalla luce.
Giulia Frascari giovane artista bolognese, espone un dipinto di grande formato che rappresenta una figura femminile circondata da costellazioni.
Marco Lombardo fotografo bolognese, espone quattro light box dedicati al corpo femminile, dettagli di figure accarezzati dalla luce.Sara Lovari artista di Poppi, Arezzo, attraverso i suoi scrigni luminosi ci introduce nel poetico mondo della sua ricerca artistica. Daniele Milanesi, vive e lavora a Modena, presenta “Icarus Felix”
una scultura in ferro con punta di cristallo che ruota a 180 gradi.
Luna Potenziere, artista di Cuneo, espone una serie di volti femminili archetipi realizzati anche con l’ausilio di fiori che vengono utilizzati come stencil.
Grazia Salierno, vive e lavora a Bari, espone una tela ad olio di grande formato dove appaiono figure femminili danzanti e portatrici di luce.
Ersilia Sarrecchia, artista di Latina, vive e lavora a Modena, presenta “Il Bacio” un dipinto di grande formato in tecnica mista su tavola, nella materia astratta dalle cromie vivaci appaiono due figure che richiamano la posa dell’omonima scultura di Rodin. Abraham Sidney, artista modenese presenta un dipinto semi astratto, un olio di medio formato dalle tonalità molto luminose ispirato al tema di grande attualità che riguarda le problematiche della striscia di Gaza. Rudina Simicija, albanese di nascita, vive e lavora a Bologna, espone una tela con base fotografica dipinta a mano, illuminata da un neon rosa ispirata agli esodi che sono appartenuti e appartengono da sempre al genere umano. Gaetano Tommasi, arista pugliese, vive e lavora sul lago di Garda, espone due dipinti ad olio che parlano di quotidianità, figure familiari colte in un momento di riposo illuminate da luce radente che crea forti contrasti e illumina i volti dei personaggi.
Gabriele Ugolini, artista modenese, espone un trittico fotografico dai toni vivaci che appartiene al suo progetto “Le luci della Fiat”, le immagini in sequenza seguono la luce dal giorno al crepuscolo. Alberto Zecchini, artista modenese, presenta due dipinti di grande formato in tecnica mista, due figure senza identità che affiorano da un fondo scuro e s’illuminano con i toni del giallo fluorescente che crea grandi contrasti.
La nuova stagione espositiva della ranarossa Gallery prende il via a partire dal 10 febbraio 2024 con la seconda edizione della mostra collettiva dal titolo RESPIRO.
Una collettiva che si apre come un soffio vitale nell'arte contemporanea, esplorando la connessione tra l'essenza della vita e l'espressione visiva. Opere che catturano l'effimero respiro dell'esistenza invitano gli spettatori a contemplare il significato intrinseco del respiro, traducendo emozioni, riflessioni e l'energia mutevole della vita stessa in un linguaggio visivo sorprendente e suggestivo.
Il respiro della terra, il respiro del mare, il respiro della vita, tutto ciò che vive respira.
E allora parliamo di natura, di ambiente, di ecologia, di mari e ghiacciai, di nascita e morte parliamo di vita, il RESPIRO è VITA, è il principio. Impalpabile, invisibile, silenzioso quello della natura, lo possiamo ascoltare nel vento, figurare tra le foglie o in un battito d’ali..
Il nostro può essere lieve o profondo, lungo, corto, ma è comunque quel respiro a cui non badiamo, e che invece insieme al battito del cuore ci tiene vivi, accompagna le nostre vite, e ci abbandona soltanto alla fine della nostra esistenza.
Il respiro è il principio e la fine. Scandisce il nostro tempo, ha un suo ritmo, come il cuore.
Respiriamo profondamente per rilassarci, per concentrarci, possiamo fare un respiro di sollievo e sentirci meglio, o al contrario, l'angoscia, la paura ci fanno trattenere il respiro. Presente, passato e futuro, il respiro ci avvolge, ci permea, è presente ovunque, filosofia, scienza, letteratura, poesia. La musica, per esempio è piena di respiri, come per Battisti e Mogol “Amarsi un po' è respirare”, i Pink Floyd in Breathe in the air, “respira nell’aria e non aver paura di prenderti cura di qualcosa” dove il respirare può essere un ritorno alla vita attraverso l’empatia, e ancora “Resta con me.. Respiriamo soltanto” in Just Breathe dei Pearl Jam o Sergio Cammariere che canta “E mi manca il respiro se tu te ne vai”, Renato Zero in Amico “io e te lo stesso respiro” o Celentano “mentre là in centro io respiro il cemento” nel Ragazzo della via Gluck che già accennava a problemi ecologici..
E l’Arte, cos’è per l’artista e come si può rappresentare il respiro, con quali colori, forme o immagini? Martina Dalla Stella, Cristina Davoli, Paola Geranio, Cristina Iotti, Daniele Milanesi, Ersilia Leonini, Alessandro Monti, Grazia Salierno, Ersilia Sarrecchia, Michele Stagni, Abraham Sidney, Gaetano Tommasi, Gabriele Ugolini, Alberto Zecchini sono gli artisti chiamati a mostrare la loro idea di RESPIRO in una collettiva eterogenea e singolare.
Ersilia Sarrecchia
laranarossa Gallery presenta la undicesima edizione della mostra "Small" un'entusiasmante esposizione collettiva di opere d'arte di piccolo formato.
Iniziato nel 2011 grazie alla visionaria artista Ersilia Sarrecchia, questo progetto espositivo è diventato un'incantevole esperienza d'incontro, che offre un dialogo avvincente tra i molteplici linguaggi dell'arte contemporanea. Questa nuova edizione coinvolge 12 artisti di diversa origine e formazione con personalità ben delineate e approcci unici nell’interpretare la contemporaneità.
Le opere in mostra offriranno un affascinante percorso visivo in cui le creazioni di ogni artista andranno ad intrecciarsi come la trama di una tela, generando una nuova e feconda apertura nel linguaggio espressivo contemporaneo.
Le preziose piccole opere in esposizione potranno essere perfette idee regalo. Donare arte fa bene al cuore e sostiene gli artisti e la loro straordinaria creatività.
laranarossa Gallery invita il pubblico a immergersi in questa variegata esposizione, celebrando l'incontro delle dimensioni ridotte con l'infinita grandezza dell'arte.
Ersilia Sarrecchia
Il 18 dicembre 2023 presso l’ Auditorium Confcommercio Modena in via Piave 125, esposizione di opere di grande formato degli artisti del collettivo RANAROSSA.
La hall dell'auditorium della Confcommercio di Modena si trasformerà in uno spazio straordinario il prossimo lunedì 18 dicembre, ospitando "LARGE", una mostra di opere di grande formato curata dall'artista Ersilia Sarrecchia. Dopo il successo della undicesima edizione di "Small" inaugurata l'8 dicembre presso la Galleria Rana Rossa, Ersilia Sarrecchia porta ora l'attenzione sulle opere di grande formato, contrapponendole alle creazioni in piccolo formato. Il titolo della mostra, riflette l'imponenza delle opere esposte. Sette artisti del collettivo La Rana Rossa Gallery parteciperanno a questa eccezionale esposizione: Marco Lombardo, Alessandro Monti, Cetti Tumminia, Alberto Zecchini, Gaetano Tommasi, Ersilia Sarrecchia e Demis Savignano. Unico filo conduttore di questa esposizione è il formato maxi, infatti gli artisti di diversa origine e formazione, con personalità ben delineate e approcci unici nell’interpretare la contemporaneità, esporranno opere selezionate che seguono tematiche e tecniche a loro care, offrendo un affascinante percorso visivo aperto al linguaggio espressivo contemporaneo.
L'inaugurazione si terrà il 18 dicembre, offrendo al pubblico l'opportunità di immergersi nell'arte di dimensioni straordinarie presso la Confcommercio di Modena.
Visitabile fino al 1 marzo 2024 dalle ore 9.00 alle 18.00. Per ulteriori informazioni, contattare il 059 7364300 e ufficiostampa@confcommerciomodena.it
E’ dalla ricerca di armonia, dal silenzio che nascono le opere di Demis Savignano. In esse, la linea continua di luce parte da un profilo sottile, delicato e fragile, come la percezione, e cerca la sua stabilità, l’equilibrio nella forma che, sfidando il caos, si rende sempre più concreta fino a divenire conoscenza. Un riflesso che compare anche nell’opera dell’artista, antropologo e scrittore peruviano Carlos Aranha Castaneda che vide il legame tra l’uomo e il cosmo come un continuum di filamenti luminosi che partendo dal corpo, come da un bozzolo, consentono di superare le barriere spazio-temporali. Non è un caso che l’ispirazione, per Demis Savignano, si manifesti all’alba, nel silenzio brumoso delle campagne, a contatto con la natura, quando la luce fluisce sulle tenebre e ci si ritrova a vivere in quella proiezione percettiva capace di sfidare la mente, liberarla dai vincoli e dalle convenzioni che limitano la nostra percezione. Una mente non ordinaria, non giudicante è capace di silenzio, di ascolto. Ad occhi chiusi la visione del mondo circostante diviene più vera, perché spoglia di preconcetti e perché capace di essere nel ‘qui e ora’. Nella poetica che si riflette nelle opere di Demis Savignano vi è un chiaro riferimento al femminile, ritratto come essere capace di raggiungere l’armonia, di percepire la realtà ancora prima di vederla, perché avvezzo all’ascolto. La dicotomia naturale che si esprime dalla necessità di far emergere dall’oscurità le forme ricorda anche il concetto che ha origine dall’antica filosofia cinese: il dualismo fra bianco e nero, elementi che formano l’armonia i quali non s’incontrano, ma sono fondamentali l’uno all’altro perché senza i due opposti non ci può essere l’insieme. Essi non sono elementi contrari tra loro, ma le componenti di una stessa unità.
Cristina Boschini
“Si usa uno specchio di vetro per guardare il viso e si usano le opere d’arte per guardare la propria anima” (George Bernard Shaw)
‘Spiegel im Spiegel’: specchio nello specchio; già il titolo di questa personale di Gaetano Tommasi rappresenta una chiara indicazione di intenti. L’artista propone la sua produzione più recente, che ha preso vita in un periodo di importanti e personali elaborazioni emotive, nate all’esigenza di analizzare e sublimare il dolore dovuto alla perdita di presenze importanti. Ecco che la realtà, allora, si presenta nella sua crudezza e si riflette, in un gioco di specchi, come déjà-vu che non hanno soltanto il sapore del ricordo, ma che assumono anche il ruolo di prospettive immobili, eppure votate al futuro. La poliedrica realtà del nostro vissuto si riflette, specchio nello specchio, nelle concatenazioni visive create dall’artista, creando legami assoluti e silenziosi con il nostro e il suo circostante; e la moltiplicata offerta di immagini pone lo spettatore nel privilegio della contemplazione. Come sempre, il riflesso sta nella nostra mente.
Cristina Boschini
Come in uno Specchio Riflesso Realtà, sogno, ricordi o fantasia? Nei dipinti di Gaetano Tommasi troviamo tutto ciò, immagini affiorano da un vissuto intenso e complesso, figure familiari e affetti, convivono con personaggi di fantasia, personaggi germogliati dalle letture che hanno ispirato l’artista. Opere strutturate, oli densi di materia, i colori della terra sommati ai grigi ci portano indietro nel tempo, richiamano foto in bianco e nero o color seppia, immagini preziose che noi tutti custodiamo. Quadro nel quadro, immagini convivono in uno spazio narrante, quasi surreale, lo spettatore spesso è già nell’opera, ci precede, ci da le spalle e noi dobbiamo attendere il nostro turno, fermarci, entrare nell’opera e attendere ancora. L’attesa non è vana, le figure che abitano lo spazio dipinto sono li a suggerci qualcosa, un ricordo, un’immagine già vista, un sogno.. ci siamo anche noi, come davanti ad uno specchio, perché le vite, tutte le vite hanno certamente delle assonanze, e noi viviamo negli altri come davanti ad uno specchio riflesso.
Ersilia Sarrecchia
IL VIAGGIO DI COLOMBO
Il viaggio è sempre autour de ma chambre, è un’esplorazione di sé e del proprio senso degli spazi e delle cose del mondo a partire dalla misura del proprio sguardo.
Marco Lombardo misura gli spazi che osserva cercando sponde negli oggetti, come si fa in pittura con i pieni per descrivere i vuoti più significativi, con le ombre che permettono alla luce di mostrarsi in una forma. Chi è che viaggia nei viaggi di Marco Lombardo? Colombo è un alter ego, una figura doppia che anticipa l’artista nell’esplorazione. L’America è in ogni scatto. È il sogno della scoperta e lo stupore delle simmetrie inattese, delle composizioni e delle tracce.
L’artista che ha prodotto le immagini di questo ciclo è un onesto viaggiatore. Gentile e attento. I suoi toni sono semplici e puliti. Il nitore delle campiture però non è superficiale. C’è una densità come di un suono diffuso nella mente. Sono colori come pensieri e linee come una grammatica senza esitazioni. Marco Lombardo osserva e la sua mente traduce nella lingua da esploratore di Colombo.
Silvia Petronici
ANADRAMMI, nel segno della rappresentazione
S’ispira al tema proposto quest’anno dal Festivalfilosofia , ‘parola’, la collettiva che inaugurerà il 9 settembre alle 18,30 negli spazi della galleria Ranarossa 3.0, in via Montevecchio, a Modena. Il progetto si identifica nella condivisa creazione di in un neologismo, ‘Anadramma’, sulla cui essenza resta fortemente ancorato il lavoro di ciascuno dei 7 artisti che vi sono impegnati: Marco Lombardo, Alessandro Monti, Ersilia Sarrecchia, Demis Savignano, Alberto Zecchini, Gaetano Tommasi, Cetti Tumminia. La parola che connota il percorso espositivo, nasce dalla fusione tra anagramma (dal Greco ‘anà’ (sopra) e ‘gramma’ (lettera) e lalettura letterale del termine dramma, sempre dal Greco ‘drama’, azione, che ha assunto il significato di ‘qualsiasi componimento destinato alla rappresentazione’. Nel titolo della mostra, il nuovo termine èdeclinato al plurale, poiché il lavoro ha alla propria base una volontà collettiva: attribuire all’arte unicamente il carattere di rappresentazione che le è proprio, sgravando il termine ‘dramma’ dagli schemi interpretativi più recenti che gli hanno attribuito un significato negativo e conflittuale. In realtà, com’è noto, una tragedia è un dramma, ovvero una rappresentazione, ma un dramma non deve necessariamente essere una tragedia. Giocando sulla parola, esattamente come si fa con gli anagrammi, gli artisti hanno seguito un filo interpretativo che riassume il principio che è la radice dell’arte: conoscere e comunicare la realtà tramite la pura rappresentazione. L’arte è un linguaggio. Attraverso la mente creativa, l’immagine, il concetto, il messaggio prendono vita per mezzo di tecniche diverse, così come la parola si serve degli alfabeti, e divengono rappresentazione per essere comunicati al mondo. Sopra gli stereotipi e oltre le rigidità, il dramma è azione; e l’arte è quell’azione che, da sempre, mira alla traduzione universale della consapevolezza e va oltre il verbo.
Cristina Boschini
Nella contingenza attuale sembra che la tematica ambientale sia divenuta argomento principale condiviso dai più, spesso con accezioni discutibili o strumentali. L'ambiente che ci circonda spesso contribuisce alla creazione di una nostra identità, ancor più quello che ci avvicina al primordiale, come lo spazio incontaminato dei boschi.
Ersilia Sarrecchia è selvatica dentro e con questa sua nuova personale intende omaggiare la sua natura con una scelta pittorica che trascende dalla bontà del soggetto e dal sociale, ma tocca profondamente la sfera intima. La sua attitudine è quella fondamentalmente di tutte le donne consapevoli, che abbracciano la naturalezza dell'essere senza timori di giudizio da parte della società. La serie Ora che posso fermarmi a guardare, presenta assemblaggi di fiori e vegetazione, ed è composta da opere inedite su tela e tavola ad olio e tecniche miste, che fanno riferimento a passeggiate boschive, tra arbusti in cui spuntano germogli e ciclamini che iniziano a germogliare sotto il manto nevoso. Comprende accenni autobiografici e rimandi poetici, che si focalizzano sul respiro della terra e nel contempo sulla mancanza del respirare, come se fossimo, in qualità di spettatori, immersi in mezzo a quella natura che rinasce dal torpore invernale come metaforicamente succede anche sovente nella vita. La traccia autobiografica è dunque spunto di una rilettura metaforica dell'esistenza misteriosa delle piante, con un afflato romantico più che da esploratore naturalista. I significati simbolici floreali, fanno da contrappunto al passo e al respiro dell'essere umano alleato con la natura circostante, che palpita come una presenza viva, come uno Sturm und drang fatto di percezioni alterate e sensorialità pura.
Ersilia Sarrecchia si addentra con passionalità tra i fogliami come una ninfa del bosco, trattenendo la curiosità di un ricercatore, annusando, toccando, abbracciando, con la volontà di captare la sensualità latente dei fiori selvatici, spesso nascosta da un'apparenza non esteticamente apprezzabile, attraverso il tocco della terra e dei petali, l'odore deciso dei germogli, delle viole del tarassaco, che si trasforma in materia pittorica. La capacità dell'artista di giocare su livelli differenziati è particolarmente intrigante, poiché si nota la volontà di passare dalla stesura di un bianco abbagliante pregno di materialità alla graffiatura del segno che accenna alla presenza floreale senza mia troppo rimarcarla.
Il fiore è da sempre ricco di significati arcani. A partire dalla rosa, simbolo della Vergine mistica, molto utlizzato nell'iconografia medievale. La pianta scelta dall'artista è indomabile, ha una sua vita segreta, si nasconde tra le fratte, compare all'improvviso sorpendendoci. E se è vero che le piante ci parlano e pulsano, ancor più le erbe velenose e officinali trasmettono messaggi, usate un tempo dalle streghe per curare o praticare incantesimi.
Con poche e rapide pennellate gli steli perdono la loro essenza formale e figurativa passando all'astrazione e si plasmano sotto alla dittatura del pensiero dell'artista che destruttura. Tutto avviene tramite il gesto violento del pittore che segue un suo tragitto mai predefinito, che prende vie inedite e trasforma l'esistente. Selvaggia è la donna quindi ma anche la stratificazione materica che viene interiorizzata e riformulata attraverso la puntualità istintiva del gesto e la pastosità del colore, che ricompone l'immagine fino ad a farla diventare altra cosa, a sostituirsi al soggetto e talvolta a cancellarlo. C'è una diretta corrispondenza tra le due parti nell'atto di rivivere una nuova fioritura, un nuovo inizio, tra la materia che si fa strada e si intreccia con un percorso vitale della donna (Rifiorire).
Nel “suono della natura” gli spartiti musicali delle canzoni scelte non a caso, fanno da sfondo all'intercettazione della pennellata e all'effetto cromatico che si fonde alle note che appaiono dal livello sottostante. Pentagramma e fiori diventano un alfabeto dell'ascolto dei suoni naturali, del camminare assieme, del rifiorire e della metamorfosi in azione.
Un viaggio iniziatico in una nuova dimensione, un immergersi nei suoni che culmina nell'opera Scomposta, dove appare il buio mischiato al turbinio di cromatismi più cupi ma comunque avvolgenti. Ersilia Sarrecchia torna alle sue origini, quelle di Eva, dell'innocenza primordiale, o di Lilith, la sua parte oscura, dicotomia potente e ben presente nell'universo del femminile.
FRANCESCA BABONI
E’ un artista in evoluzione, Alberto Zecchini, attualmente meno descrittivo e più attento all’aspetto anatomico della figura, che diviene espressione unica, in assenza di volti. L’intento è quello di fornire a chi guarda una dimensione speculare, in cui riconoscere le pieghe del proprio ‘sentire’, in un ascolto interiore permeato dalla musicalità. E’, infatti la musica alla base di ogni sua creazione, che si riflette in sequenze cromatiche ora sostenute dall’integrazione di un elemento versatile quanto complesso nell’uso, quale è il colore acrilico. Alle sue coppie di amanti, i soli a sopravvivere all’incomunicabilità, Zecchini dona l’eternità del gesto, della stessa passione che egli vive facendosi tramite tra suono e tela. Nella simbiosi, nella fisicità delle loro figure si percepisce l’eco quasi trascendente di un’umanità nuova e al contempo primitiva, consapevole della propria natura e per questo capace di trasfondere profonde emozioni. La ricerca sulla luce, che in queste opere spesso assume toni non realistici, sottolinea l’inesprimibile dimensione del sentimento, non necessariamente estatico, piuttosto simile, invece, alla consapevolezza della fragilità.
Cristina Boschini
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La Nature est un temple où de vivants piliersè
Laissent parfois sortir de confuses paroles;
L'homme y passe à travers des forêts de symboles
Qui l'observent avec des regards familiars. C.Baudelaire, Correspondances
“Ogni fiore che cresce qui, esplode” V.Woolf, Diari
La terra come la tela è luogo di rappresentazioni, dove il caso e l’artista segnano la cesura tra due stati della materia. Il primo stato è inorganico, ancora potenziale e non sottoposto al tempo, reso pittoricamente dall’amalgama di colori già intuibili nella loro singolarità, ma non ancora giunti a farsi oggetto. Il secondo stato vede la creazione e la vitalità delle forme che non sono più sospese nel tempo ma bensì in soggette a perenne trasformazione. Il colore è luogo di vissuti, forse il senso più intuitivo: tinge il mondo, l’ambiente che viviamo, l’ambiente dei ricordi. L'aria è luogo di partenze e arrivi, dove il vento che ne è protagonista porta via le paure e riporta la speranza.
L’artista come la natura ci racconta così il ciclo del tempo nelle sue piccole e grandi separazioni: i petali dei fiori che si allontanano nell’aria e l'attività delle api, richiamate ciclicamente verso la rinnovata vita dei fiori. Ma è la terra il luogo principale della trasformazione, dove la natura crea forme sempre nuove e l’artista immagina opere d'arte che inevitabilmente ci somigliano e raccontano qualcosa anche di noi.
Giulia D’Elia, Eugenia Gazzoletti
Il lavoro di Cetti Tumminia ha una forte connotazione figurativa, nella serie di opere che precedono il progetto Pareidolia, Evoluzione di un vuoto pieno ha rappresentato con estremo realismo la figura prediligendo l’universo femminile, volti e corpi ritratti con minuziosa maestria avvolti da un alone di poesia. Nella sua più recente produzione possiamo ammirare nuovi simbolismi e nuove sfaccettature concettuali. Nelle opere appartenenti alla serie Pareidolia, infatti, la figura e il paesaggio lasciano spazio ad entità quasi surreali, soggetti che sembrano avere un’identità multipla come a richiamare una indagine introspettiva e una interrogazione rivolta allo spettatore. Attraverso le pieghe e i chiaroscuri che li compongono, questi soggetti ci portano ad esplorare un nuovo universo che, reso attraverso gli sfondi neri, ci pone di fronte ad entità sospese, fluttuanti, nell’alternarsi di vuoti e pieni con una pennellata raffinata che si fa impalpabile.
Ersilia Sarrecchia
Il progetto Pareidolia, Evoluzione di un vuoto pieno, al quale mi dedico dal settembre 2019, raccoglie tavole grafiche nella mia consolidata tecnica mista (grafite, matite colorate e pastelli morbidi), ma dà finalmente ampio spazio alla pittura ad olio, alla grafica e alla fotografia, quest’ultime essenziali anche per una prima fase di studio e progettazione. Si tratta di un progetto complesso nato in un momento di grande frustrazione, nel quale l’esigenza di rappresentare un senso di smarrimento costante e il desiderio del suo superamento sono stati spinta primaria ed essenziale nello sviluppo di quello che per me ha segnato un cambio di passo, portandomi ad una nuova figurazione. Nel chiedermi come poter rappresentare il mio personale sentire, ho istintivamente preso un foglio di carta bianco e l’ho accartocciato. Ho fatto un gesto semplice che a tutti è capitato di fare, un gesto che nasce per rifiutare ciò che quel foglio contiene. Il mio contenuto era il senso di vuoto che in quel preciso momento sembrava pervadermi. Quel foglio accartocciato, manipolato, fotografato e trasformato, però, oggi è diventato un mezzo imprescindibile per il mio racconto. Tramite esso sono nate entità, luminose e fluttuanti, metafore dell’anima, metamorfosi, multiforme, in cui spesso la pareidolia, ovvero quel processo psichico che ci porta a ricondurre forme casuali a forme note, porta lo spettatore a interrogarsi e a dare nuovi significati a ciò che vede, aprendo a sua volta nuove strade, nuove letture, nuovi scambi.
Cetti Tumminia
Il respiro della terra, il respiro del mare, il respiro della vita, tutto ciò che vive respira.
E allora parliamo di natura, di ambiente, di ecologia, di mari e ghiacciai, di nascita e morte parliamo di vita, il RESPIRO è VITA, è il principio.
Impalbabile, invisibile, silenzioso quello della natura, lo possiamo ascoltare nel vento, figurare tra le foglie o in un battito d’ali..
Il nostro può essere lieve o profondo, lungo, corto, ma è comunque quel respiro a cui non badiamo, e che invece insieme al battito del cuore ci tiene vivi, accompagna le nostre vite, e ci abbandona soltanto alla fine della nostra esistenza.
Il respiro è il principio e la fine. Scandisce il nostro tempo, ha un suo ritmo, come il cuore.
Respiriamo profondamente per rilassarci, per concentrarci, possiamo fare un respiro di sollievo e sentirci meglio, o al contrario, l'angoscia, la paura ci fanno trattenere il respiro.
Presente, passato e futuro, il respiro ci avvolge, ci permea, è presente ovunque, filosofia, scienza, letteratura, poesia.
La musica, per esempio è piena di respiri, come per Battisti e Mogol “Amarsi un po' è respirare”, i Pink Floyd in Breathe in the air, “respira nell’aria e non aver paura di prenderti cura di qualcosa” dove il respirare può essere un ritorno alla vita attraverso l’empatia, e ancora “Resta con me.. Respiriamo soltanto” in Just Breathe dei Pearl Jam o Sergio Cammariere che canta “E mi manca il respiro se tu te ne vai”, Renato Zero in Amico “io e te lo stesso respiro” o Celentano “mentre là in centro io respiro il cemento” nel Ragazzo della via Gluck che già accennava a problemi ecologici..
E l’Arte, cos’è per l’artista e come si può rappresentare il respiro, con quali colori, forme o immagini?
Alberto Zecchini, Alessandra Rovelli, Alessandro Monti, Antonio Gregorio Maria Nuccio, Cetti Tumminia, Demis Savignano, Ersilia Sarrecchia, Gaetano Tommasi e Massimo Lagrotteria sono gli artisti chiamati a mostrare la loro idea di RESPIRO in una collettiva eterogenea e singolare.
Ersilia Sarrecchia
Si compenetrano i percorsi artistici di Gaetano Tommasi e Andrea Federici in questa bipersonale esposizione il cui titolo, 'Impermanenze', è già narrazione di una condizione contemporanea di precarietà, di provvisorietà. I due autori, che condividono l'espressione figurativa anche attraverso connessioni cromatiche, mettono in comune l'ascolto quotidiano silenzioso e solitario del circostante per mettere in luce una umanità che, racchiusa in vuote 'stanze di vita', lega alla propria anima alla difficoltà di rapporti che vadano oltre le convenzioni e i bisogni non necessari di cui ormai tutti noi siamo preda. Impermanenza è anche un tempo sospeso su una condizione di transitorietà. Così le stanze 'trascendenti' abitate da pochi oggetti di uso comune che ricorrono nelle opere di Federici, si popolano di una umanità, ritratta da Tommasi, consapevole della propria reale e dolorosa condizione, in un' autoriflessione palese, che è da sempre l'unico strumento di crescita personale.
Solo fermandoci possiamo capire quanto emozioni e pensieri siano concetti impermanenti e quanto l'ascolto interiore e la condivisione siano gli unici strumenti in nostro possesso per uscire dal senso di vuota solitudine in cui ci lasciamo confinare. Questa esposizione, quindi, diventa dialogo aperto fra artisti, opere e pubblico; è un libro scritto a quattro mani in cui tutti possono leggere il proprio vissuto, attuale e passato; e come diceva Kafka: "un libro dev'essere un'ascia per rompere il mare di ghiaccio che è dentro di noi".
Cristina Boschini
Mettere in luce le simmetrie del mondo reale, le prospettive inconsuete eppure quotidiane, i punti di vista indefiniti, che lasciano spazio all’immaginazione; sono questi i propositi che trapelano dalle opere di Marco Lombardo, artista bolognese che ha trovato nella fotografia la sua modalità espressiva. In questa esposizione, Lombardo propone una ventina di opere, frutto della sua originale capacità di osservare e cogliere il circostante. Si tratta di geometrie urbane, espressioni del linguaggio formale dell’architettura, che è lo strumento con cui viene delineato e progettato, non solo riempito, lo spazio. Sono riferimenti ad armonie nascoste: la geometria è affine alla musica, è il canto dello spazio scandito dal ritmo delle forme. L’originalità di Marco Lombardo sta nel saper cogliere elementi di novità assoluta in ciò che è routinario ai nostri occhi. Quelle sorprese dal suo obiettivo sono geometrie reali, a metà tra concretezza e visione, che riconducono all’esperienza di Escher: mettere in luce giochi di specularità; un viaggio nell'infinito, tra le architetture fantastiche e al contempo concrete che governano i moti perpetui dell’anima, in sintesi perfetta tra forme, colore e luce. Tutto ciò rende capace ogni immagine di varcare la soglia della realtà tangibile, pur mantenendo una connotazione di verità, svincolata dal tempo e dalla scansione dello spazio. L'architettura diventa sogno e l'obiettivo fotografico è strumento per raccontarlo.
Cristina Boschini
“La Natura è grande nelle grandi cose, ma è grandissima nelle piccole” (Plinio il Vecchio)
Il limite delle dimensioni coniugato all’illimitato linguaggio dell’arte ritorna in “SMALL”, l’attesa esposizione proposta da ‘ranarossa 3.0’. L’evento alla sua decima edizione, raccoglie piccole opere realizzate da nove artisti impegnati, con diverse modalità, nella rappresentazione essenziale della propria realtà. Si tratta di un impegno che va ‘controcorrente’ rispetto agli attuali canoni, che vedono nella disorientante enormità di suggestioni e informazioni la chiave principale di lettura del nostro tempo. Non è lo spazio l’elemento determinante, ma è la volontà di creare un dialogo che va oltre la differenza, quella differenza che nasce dall’unicità espressiva di ogni singolo autore, dalla sua natura, dagli strumenti scelti per dare vita al proprio linguaggio. Quadri, ma anche grafiche e fotografie, che ‘nel loro piccolo’ offrono al pubblico una visione d’insieme radicata nel dettaglio e valorizzata da un allestimento d'insieme capace di far parlare di sé ogni opera. Per facilitare ulteriormente l’approccio a un’arte di piccole dimensioni, ma non per questo minore, gli autori mettono a disposizione del pubblico alcuni pezzi che possono essere acquistati a un costo ridotto. Donare un’opera d’arte, a se stessi o ad altri, è una grande opportunità, perché ci rende capaci di condividere un’emozione che ha dato vita a un’idea ed esula dal tempo.
Cristina Boschini